Mi chiamo Assa e vi presento questa rubrica Assaggi di scienza.
Ho fatto un dottorato in terapia genica per malattie genetiche rare e ho collaborato poi per qualche mese anche con ICONS, un gruppo privato italiano che si occupa principalmente di comunicazione di scienza e cultura. Ora, sono felice di essere professore di Scienze Naturali alle superiori e collaboro con una serie di associazioni culturali tra cui Melzo Incontra, Euresis e il Centro Culturale Marcello Candia.
Oggi viviamo nell’era del digitale, del silicio e dell’intelligenza artificiale (con la quale ho realizzato alcune delle immagini di questo sito). È un tempo segnato dal bianco e nero, dal pro e dal contro, ma raramente ci soffermiamo a riconoscere la complessità che abita la realtà. È anche l’epoca del “tutto e subito”, che ha indebolito la nostra capacità di attenzione e di attesa. Al tempo stesso, siamo immersi nell’era della comunicazione e delle notizie, e ancora più profondamente nell’era della scienza, di un progresso che sembra non voler smettere di spingersi oltre.
Ecco! In questo contesto mi chiedo quindi: come orientarsi davanti all'enorme (e indesiderata?) quantità di informazioni scientifiche che ci arrivano ogni giorno?
Se pensavi di trovare una risposta a questa domanda, ti sei sbagliato di grosso! Questa rubrica è dedicata a degli assaggi di scienza partendo da un metodo che forse non va molto di moda ma, che, a mio parere, è l'unico vincente: il gusto personale. Non c'è modo di raccontare ad un'altra persona la bellezza della realtà, o un suo particolare, se questa prima non ha appassionato te. Davanti allo sterminato banchetto di informazioni scientifiche (vere, fake, clickbait...) sceglierò deliberatamente dei temi che mi hanno appassionato per provare a far appassionare anche voi.
Sarà presente anche una sezione dedicata a temi di attualità, non tanto per seguire la moda, ma per rimanere attento e aggiornato a cosa succede oggi nel mondo.
Rimasti delusi?! Non preoccupatevi... andate avanti a leggere e scoprirete un mondo incredibile!
Ah dimenticavo: in realtà un articolo su come orientarsi nel mare di informazioni scientifiche l'ho scritto.
Credits: Gemini AI
PRIMO PIANO
Questo articolo pubblicato anche sul sito di Euresis, riporta la sensazionale scoperta della tolleranza periferica, un meccanismo che permette al sistema immunitario di distinguere tra amici e nemici. Questa scoperta è valsa il premio Nobel ai suoi protagonisti e racconta una storia di collaborazione scientifica dimostrando come il progresso nasca dall'unione di persone e menti.
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Fin dall'università, mi sono chiesto cosa volesse dire comunicare. È semplicemente un condividere delle informazioni? È più per se stessi o per gli altri? Quale contenuto vale la pena comunicare e, quindi, condividere? Dopo un po' di anni, mi è capitato di provare diverse modalità comunicative e di affrontare diversi contenuti.
In Università, durante il dottorato, era richiesta una conoscenza puntuale e approfondita di un singolo tema al quale ho dedicato anni di studio. A parte in casi eccezionali, dovevo comunicare a persone che ne sapevano quanto me o, molto più spesso, che ne sapevano più di me. Quindi era una comunicazione tra pari o nella quale io ero il principiante. Ho imparato tantissimo e il desiderio di conoscenza ha sempre prevalso su una possibile vergogna o un timore reverenziale nei confronti dei professori.
Poi, nella mia esperienza di comunicazione scientifica, mi è stato chiesto di comunicare contenuti prodotti dai gruppi di ricerca con i quali collaboravo. È stata un'esperienza tutta diversa nella quale dovevo valorizzare dei contenuti non miei e quindi, che potevano essere più o meno condivisibili. Inoltre, la comunicazione era sistematica con obiettivi chiari e precisi (che bello essere organizzati!): scadenze, KPI, punti di riferimento...
E adesso è cambiato ancora tutto: l'insegnamento valorizza i contenuti che ho studiato per anni, oltre a una certa dose di libertà e creatività (questo sito, per esempio, è nato per un progetto che ho proposto ai miei studenti). La comunicazione deve andare al cuore dei ragazzi: l'insegnante non deve essere protagonista ma mezzo, strumento per gli studenti. Lo scopo non è esclusivamente il contenuto (fondamentale e appassionante) ma questo diventa modalità educativa.
Un po' di divulgazione...